PAGINE
Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
“La riforma del gallo. Un giorno il gallo farà le uova?” Con questo titolo mi è stato ‘taggato’ su Facebook un intervento di Salvo Di Pietra a commento di una recensione da me pubblicata su questo sito (https://www.zerozeronews.it/la-rivoluzione-teologica-del-vescovo-spong/). Trascrivo il messaggio cortesemente inviatomi:
“In questi giorni sale alla ribalta, tra cattolici progressisti, il pensiero di un vescovo della chiesa episcopale statunitense, (fondata nel XVIII secolo, distaccata dalla Chiesa anglicana ma parte della Associazione Comunione anglicana in piena comunione con la Chiesa evangelica luterana in America), John Shelby Spong. Mantenendo la tradizione e la teologia anglicana, la Chiesa episcopale si considera una via media, fra il cattolicesimo e il protestantesimo.
Del suo pensiero Augusto Cavadi fece una sintesi, come suo solito, chiara ed essenziale, con lo scopo, da ciò che evince dal suo articolo, di sottolineare che anche una chiesa può riformarsi, autocomprendersi attraverso una lettura demitizzante della Bibbia ed in particolare dei vangeli (non è certo il primo).
Tanti cattolici “progressisti” si rifanno a Spong per dimostrare che anche la Chiesa Cattolica Romana può riformarsi, prova ne è la Chiesa pentecostale statunitense nella forma pensata da Spong.
Chiedo ad Augusto Cavadi, intellettuale che stimo per lucidità ed onestà intellettuale:
-Lei crede, al di là di giudizi di valore dell’una o altra visione (non le sto chiedendo cosa ritiene più giusto, più auspicabile) che la Chiesa Cattolica romana possa abbracciare nel tempo una teologia di questo “tenore contenutistico”?
-Lei ritiene che sia ragionevole solo immaginare che la Chiesa cattolica possa muoversi verso una trasformazione così radicale, che nega una Tradizione bimillenaria, il suo creduto, il suo impianto dogmatico e strutturale?
-Lei non ritiene, come me, che una tale trasformazione possa decretare la fine del Cattolicesimo fin dalle fondamenta su cui si sostiene da due millenni o 1900 anni (uno fra tutti ministero ordinato depauperato dai suoi tratti essenziali, ministero ordinato sul quale tutto si fonda nel Cattolicesimo)?
-Non ritiene, come me, che sia legittimo ai credenti agognare una chiesa sempre più aderente ai principi evangelici, al suo messaggio essenziale, ma che un cattolico che vuol considerarsi tale non può abbracciare tali ipotesi senza rinnegare il Cattolicesimo stesso e considerarsi fuori da ogni orizzonte del Cattolicesimo cattolico romano?
E concludo: Non le sembra ovvio ed evidente anche a Lei che il pensiero di Spong sia assolutamente fuori dall’orizzonte del Concilio Vaticano II e dalle intenzioni di Papa Francesco, che pur richiamando ad un ritorno al Vangelo e alla lotta al clericalismo mai si sognerebbe di avallare la teologia di Spong?
-Ritiene Lei possibile che un giorno il gallo possa fare le uova?”.
Sulla scia del mio ‘maestro’ san Tommaso d’Aquino, il cui metodo mi ha aiutato a fuoriuscire dal cattolicesimo nel quale lo avevo conosciuto, proverò a rispondere, sia pur sinteticamente, a ciascuna domanda. (Attribuire a un ex-cattolico la qualifica di ‘progressista’ non ha molto senso, come non lo avrebbe attribuirmi la qualifica di ‘conservatore’. Se volete sapere cosa pensi su queste tematiche un “cattolico progressista” chiedete a un…”cattolico progressista”).
Alla prima domanda: non so rispondere. La Chiesa cattolica, in venti secoli, è stata capace di capovolgere più volte delle tesi da essa affermate come irrinunciabili: non so se arriverà a sposare queste tesi di Spong, ma se fra un secolo dovesse avvenire non me ne stupirei (ammesso che tra un secolo mi trovi nelle condizioni ontologiche di potermi stupire di qualcosa).
Alla seconda: vedi risposta precedente.
Alla terza: come ho cercato di dimostrare nel mio volume In verità ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani (Falzea, Reggio Calabria 2008) il “paradigma cattolico” (Hans Küng), nella storia del cristianesimo, arriva cronologicamente dopo il paradigma “giudaico-apocalittico” (I – II secolo) e dopo il paradigma “greco-ellenistico” (III secolo): diciamo, orientativamente, dal IV secolo in poi. Questa evoluzione, o involuzione (a seconda dei punti di vista), è irreversibile? O, meglio, questo svolgimento diacronico (che ha già conosciuto la manifestazione storica di paradigmi successivi: “biblico protestante”, “razional- illuministico”, “post-moderno”) si è concluso? Come ho già affermato sopra (rispondendo alla prima questione) non sono in grado di fare previsioni: se proprio dovessi azzardarne una, tra un secolo le diverse ‘confessioni’ cristiane saranno spiazzate da orizzonti teologici-filosofici-spirituali totalmente inediti e, per sopravvivere, saranno costrette a una sorta di confederazione democratica planetaria.
Alla quarta domanda: vedi risposta precedente.
Alla quinta: sono del tutto d’accordo. La teologia del Concilio ecumenico Vaticano II e di papa Francesco è interna all’orizzonte ‘religionale’ e ‘teistico’, mentre Spong (con Lenaeers e altri autori che don Ferdinando Sudati, Claudia Fanti ed io cerchiamo di far conoscere in Italia grazie agli editori Gabrielli, Di Girolamo e Il pozzo di Giacobbe) si collocano esplicitamente nell’orizzonte ‘post-religionale’ e ‘post-teistico’.
Far conoscere questi teologi, tradurne e pubblicarne gli scritti, recensirli e commentarli, non significa necessariamente condividerli: significa (almeno per quanto mi riguarda personalmente) essere convinti che segnalano problematiche reali su cui le Chiese cristiane, in genere, preferiscono bendarsi gli occhi.
Da che cosa il cortese interlocutore Salvo Di Pietra abbia evinto che io avrei recensito Spong “con lo scopo di sottolineare che anche una chiesa può riformarsi, autocomprendersi attraverso una lettura demitizzante della Bibbia ed in particolare dei vangeli” non lo so proprio.