Pd alle prese con i dopo renzisti

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Pd alle prese con i dopo renzisti
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La mutazione genetica dei dopo renzisti Pd alle prese con i dopo renzisti

Come gli esami, gli stress test per la politica non finiscono mai. Innescate dal referendum e sfociate nella scissione di bersaniani e dalemiani, le tensioni maggiori si registrano nel PD con un’ulteriore impennata determinata dal dopo amministrative al veleno e dal tentativo di impeachment di Renzi.

Polemiche, contrapposizioni e spaccature che riguardano i cinque principali protagonisti dell’attuale scenario politico in continua evoluzione:Pd alle prese con i dopo renzisti

  • Matteo Renzi

Sballottato dallo tsunami del referendum si ritrova al timone di una nave in balia del mare in tempesta della politica italiana. Un mare popolato da squali e caimani sopravvissuti a ben altre tempeste.

Singolare condizione quella di Renzi: ha appena vinto con due milioni di voti le primarie, ma rischia di perdere il partito. A rendere friabile la leadership sono i cosiddetti dopo renzisti che si mimetizzano nella stessa maggioranza che sostiene il segretario. Un nucleo formato da vari strati. Ecco i principali esponenti dei vari gruppi:

  • gli antemarcia, Lotti e Richetti;
  •  pretoriani, Boschi, Guerini, Nannicini;
  •  leopoldisti, Anzaldi, Delrio, Giachetti, Nicolini, Morani, Bonafé, Rizzo, Rossi;
  • alleati, Franceschini, Martina, Giacomelli, Zanda, Rosato, Fioroni, Bindi.

Lo smottamento riguarderebbe gli alleati, parte dei leopoldisti e, come da tradizione storica, alcuni fra gli stessi pretoriani. Obiettivo dei dopo renzisti ricongiungere in un unico grande Pd, col baricentro a sinistra, la minoranza di Orlando, i fuorusciti di BersaniSperanza e D’Alema e tutta l’area comprendente l’ex Rifondazione, Sel e i resti dell’ingroiana Azione Civile.

I numeri per il ribaltone all’interno del Pd al momento non ci sono, ma i dopo renzisti contano di trovarli in autunno, magari dopo la preventivata sconfitta del Pd in Sicilia. A meno che, il ripensamento e la disponibilità di Piero Grasso, non compiano il miracolo di riabilitare la drammatica situazione politica del Pd siciliano, reduce dai disastri di Crocetta.Pd alle prese con i dopo renzisti

  • Dario Franceschini

Dopo aver perso la corsa alla segreteria nel 1999 con Castagnetti e nel 2009 con Bersani, vede ripassare per la terza e ultima volta il treno della leadership di partito.

Controlla i gruppi parlamentari, una parte cospicua dei componenti della direzione e vanta una solida esperienza, credibilità e appoggi con vista su Roma…

Soprattutto è consapevole che fino a dicembre l’unica strada praticabile del dopo renzismo passa da lui. Poi le liste delle politiche le farà il segretario in carica.Pd alle prese con i dopo renzisti

  • Silvio Berlusconi

Vorrebbe chiudere in bellezza a Palazzo Chigi e dintorni, ma si accontenterebbe anche di scongiurare le nubi giudiziarie che potrebbero nuovamente addensarsi sul suo orizzonte. Nuvole provenienti dal versante palermitano e da quello milanese.

Essenziale, per non farsi eventualmente cogliere spiazzati, la rapida scelta di un o di una leader in grado di coagulare tutte le formazioni del popolo del centrodestra.

Un leader alter ego dell’ex Cavaliere che vada bene a Salvini, Toti, Georgia Meloni, Fitto, Parisi o che sia uno di loro. Un rompicapo da risolvere, e in fretta, per evitare il rischio di un naufragio pre-elettorale di una compagine politica che, sulla carta, potrebbe sfiorare il 40%.Pd alle prese con i dopo renzisti

  • Matteo Salvini 

Da solo non va da nessuna parte, a meno che non programmi una corsa solitaria della Lega in vista di un asse di governo con i Cinque Stelle. Ma le incognite, come dimostra l’esperienza a Roma di Virginia Raggi, sarebbero davvero molte.Pd alle prese con i dopo renzisti

  • Beppe Grillo 

Ha sostanzialmente un decisivo problema di candidature. La più immediata è quella per la Presidenza della Regione Siciliana dove i 5 Stelle starebbero cercando una figura di riferimento, esperta e credibile. Cioè un loro Piero Grasso. Ma è già tanto, anzi sarà decisivo, che Grasso non si candidi in Sicilia.

La scelta per Palazzo Chigi sarà determinante per il successo dei grillini,  e le probabilità di trovare adeguate  disponibilità sono discrete. A cominciare da Piercamillo Davigo col quale tornare alla carica, alla Gabanelli, ai Presidenti emeriti della Consulta Onida Zagrebelski.

Esperienza, piglio e  credibilità di spessore, ben diversi dai grandi sorrisi di Luigi Di Maio, tanto somiglianti a quelli della Raggi. Un’esigenza che diventerà essenziale dopo l’eventuale sconfitta in Sicilia con l’attuale candidato del movimento, Cancellieri.

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